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Scuola e Media

Cellulari, L.I.M. (Lavagna Interattiva Multimediale), internet, blog, da tempo ci si interroga su quanto i cosiddetti new media possano e/o debbano entrare a far parte del novero degli strumenti formativi e, se sì, in quali proporzioni e con quali prospettive?

Sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco, a nostro avviso la relazione educativa rimane centrale ma, crediamo, che la “questione tecnologica” sia ineludibile e destinata ad investire tutti gli ambiti educativi, in primis la scuola, condizionandone scelte e strategie d’intervento.

Il problema non è più se utilizzare le nuove tecnologie ma come armonizzarle con strumenti storicamente più radicati (libro, video, ecc.) e con apprendimenti basati sulla manualità e sulla corporeità. Un problema più di misura che di opportunità, quindi, che va affrontato sapendo che comunque si ripresenterà riconfigurandosi sotto forma di offerta o magari di provocazione aperta ( la portabilità delle nuove tecnologie rende difficile l’esclusione “fisica” delle stesse dai luoghi deputati all’apprendimento …).

La questione si presta ad una serie di perplessità e di resistenze tipiche di ogni cambiamento, il rischio da evitare è quello di arroccarsi su posizioni ideologiche precostituite.

Del resto, già Platone avvertiva che la scrittura avrebbe indebolito la memoria, così come l’introduzione delle calcolatrici ha quasi abolito il calcolo mnemonico. Tutti gli strumenti cognitivi, e le nuove tecnologie lo sono, hanno un effetto di “alleggerimento” rispetto alla mente umana, questo non è necessariamente da intendersi in termini di degrado (un uso teso unicamente al “minor sforzo possibile”) ma come un’opportunità per acquisire forme e spazi cognitivi di tipo diverso. E’ chiaro che l’avvento del “nuovo” non può rottamare il “vecchio”: la scommessa è farli convivere. Per riuscirci occorrono alcuni accorgimenti di misura e di metodo.

Si pensi ad esempio alla L.I.M., tra i nuovi strumenti quello già più presente nella didattica d’aula, e alle sue peculiarità che coniugano la visualizzazione della lavagna tradizionale con le opportunità digitali e multimediali.

Un altro aspetto è quello legato alla formazione del personale e alla dotazione strumentale, a questo proposito ci permettiamo un’ultima considerazione. Attualmente gli insegnanti e gli operatori (ma il discorso vale per gli adulti in genere) si trovano davanti alunni che conoscono i linguaggi dei nuovi media meglio di loro, occorre superare il gap non solo con interventi formativi ma soprattutto con sperimentazioni pratiche continuative che creino dimestichezza e “saggezza” tecnologica. Inoltre, i nuovi media sono visti come mondi chiusi, marginalizzati in aree specifiche (laboratori) e nelle mani solo di alcuni, l’uscita da un’organizzazione di questo tipo potrebbe essere il primo passo verso una conversione sinergica dell’intera struttura educativa.

 

Stefano Zanatta



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