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Era il Settembre 2009, ricordate, Oliviero Toscani la fotografò per una campagna contro l'anoressia (vedi). Le polemiche divamparono subito. La sua scioccante magrezza era stata associata a quella delle modelle da passerella, alle "forzate" da sfilata. Ecco allora le due fazioni: modelle magre si, modelle magre no. Ennesima semplificazione da bar a cui ormai siamo abituati e, anzi, alla quale ci affidiamo sempre più volentieri. Ci toglie d'impaccio, elimina la fatica di cogliere gli elementi complessi, persino quando ci vengono raccontati e basterebbe ascoltarli (vedi).

La campagna fu poi velocemente ritirata. Troppo esplicite quelle immagini, troppo dure, insostenibili per lo sguardo di una società narcisa come la nostra, intrisa di immagini perfette, levigate, il più delle volte taroccate. Il lato oscuro ci attrae solo se possiamo contemplarlo da lontano, riassunto nei plastici esibiti nei salotti televisivi o rimasticato dagli opinionisti pomeridiani: il buco della serratura contemporaneo. Ritrovarselo davanti, esplicito e profetico messaggio, campeggiante su di un enorme 6x3, ci infastidisce.

Le profezie interessano solo laddove favoleggiano di grandi amori e inarrestabili successi per i nati nella prima o nella seconda decade, non se parlano di morti annunciate.

Questa volta la profezia si è avverata, Isabelle Caro è morta.

La Redazione