I giovani in Italia

TGR Buongiorno Europa   (RAI 3) 30/03/2008  11:15 Servizio Informativo
Tematiche: Giovane, Lavoro, Disagio, Industria, Società, Sistema economico, Famiglia, Bisogno, Formazione, Sociale

(sito rai) - L’ Italia e’ un paese di call center. E oggi per un giovane l’unica strada per entrare nel mondo del lavoro sembra dove passare da un contratto a tempo determinato in una di queste aziende. Ne esistono quasi 700 collocate per la maggior parte nel centro sud e danno lavoro a 75mila addetti. La maggioranza sono donne ( 73%) hanno meno di 30 anni (65%) una laurea (35%) o un diploma di scuola superiore (46%). 21.500 sono assunti a tempo indeterminato ma tutti gli altri hanno contratti a progetto. Un giovane assunto in un call center lavora 4 ore al giorno per uno stipendio medio di 500 euro al mese Ma non solo call center, secondo uno studio dell’Istat, lo scorso anno in Italia, i lavoratori precari impegnati con varie forme contrattuali erano quasi 4 milioni, e di questi addirittura un milione con contratto scaduto e senza più lavoro. Giovani ma con una presenza non trascurabile di quarantenni. Difficile entrare nel mondo del lavoro difficile anche andarsene di casa quando un affitto costa più dello stipendio. Infatti se in Italia, nel 1995, solo il 14% delle famiglie aveva ancora in casa un figlio con più di 25 anni, oggi questa percentuale e’ salita al 30%. D’altronde chi abita da solo rischia la fame. In Italia tra coloro che vivono sotto la soglia di povertà quasi il 15% e’ costituito da giovani precari. Niente soldi, niente casa, niente figli. Insomma poche speranze ma una certezza : dal dopoguerra e’ la prima generazione che sarà più povera dei loro padri. “Fuga dal call center” Alessandro ha 24 anni, si è laureato alla Statale di Milano. Durante gli studi ha lavorato in un, come dice lui, “odiato” call center per 3 anni. L’esperienza lo ha “segnato” così tanto da realizzare un blog dedicato al precariato, per condividere con gli altri questa condizione. Alessandro Sironi – blogger “Lavoravo alla sera, per tre, quattro ore dal lunedì al venerdì ..e ovviamente era comodo perché riuscivo ad incastrarlo con l’università. Sicuramente può essere definito una fabbrica di precarietà. “ Un fenomeno sociale, culturale. Ne sono nati libri, canzoni, film. Quello appena uscito di Paolo Virzì, quello in preparazione, dal titolo simbolico: “Fuga dal Call Center”. Federico Rizzo – regista “Vi ho lavorato più volte, in molte città, quantitativamente per tre anni.. quindi e’ una tipologia di lavoro che conosco molto bene. E ahimè in questi tre anni ho visto un po’ di tutto.. Abbiamo chiesto agli operatori di questi call center di venirci a raccontare la loro storia e addirittura dei veri attori che sono senza lavoro e lavorano nei call center e li abbiamo utilizzati per il nostro film”. Odiato call center, ma preferito ad altro. La Confartigianato lancia un grido di dolore: nel 2007 sono rimasti vuoti 71mila posti, dagli estetisti ai parrucchieri, dai falegnami ai sarti. La voce artigiana dice: “I giovani preferiscono poco, ma subito”. Federico Rizzo – regista “Molti laureati poi si ritrovano nei call center e non e’ più un momento di passaggio, ma diventa proprio una prigione.. l’idea del mio film e’ quando il precariato pesa sui sentimenti cioè l’impossibilita’ di portare avanti una relazione sentimentale, di pensare di avere un figlio, quando non sai quanto guadagnerai il mese dopo..” Alessandro Sironi “Con un contratto a progetto non hai alcuna garanzia così non puoi neanche pensare di avere speranze per il futuro.”

> Autori: Trussoni Ezio, Pardini Paolo, Zerilli Silvia
> Interpreti: Pardini Paolo, Rizzo Federico, Sironi Alessandro
> Produzione: RAI
> Anno: 2008
> Origine: Italia
> Approccio: Informativo
> Target: Tutti
> Importanza: Non fondamentale
> Con testimonianze: si
> Con statistiche: si
> Durata: 6'
> Web: Visita il sito web di riferimento.
> Note: in streaming la puntata
> Cod: D873-4/1
> Streaming: leggi il dettaglio dello streaming >>